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Giornata internazionale della donna

Giornata della donna: come consolidare le donne nello sport?

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8. marzo 2023

Come equiparare davvero e sostenere le donne nello sport professionistico? Per la giornata della donna esaminiamo cosa è stato fatto e cosa resta da fare.

Le donne nello sport professionistico

Origine e parità nello sport
Oggi è la Giornata internazionale della donna! E ci chiediamo: qual è in Svizzera la situazione reale dello sport femminile? Come stiamo a pari opportunità e cosa si può fare per promuoverle? Ricostruiamo le origini della Giornata internazionale della donna e riflettiamo su ciò che ancora resta da fare nello sport professionistico.
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Intervista alla squadra femminile di SportX

Le origini della Giornata internazionale della donna

1. Cos'è la Giornata internazionale della donna?

La Giornata internazionale della donna è nata su iniziativa di diverse organizzazioni socialiste che promuovevano soprattutto il diritto di voto alle donne, la lotta per la parità e l'emancipazione delle lavoratrici. Quando, nel 1910, alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste di Copenaghen, la socialista americana May Wood Simon propose l'idea di una Giornata internazionale della donna, le suffragiste tedesche Clara Zetkin e Käte Duncker lanciarono – contro la volontà dei loro colleghi maschi all'interno del partito – la Giornata internazionale della donna. Fu celebrata per la prima volta il 19 marzo 1911 in Danimarca, Germania, Austria-Ungheria e Svizzera. Nel 1921 venne fissata come data ufficiale l'8 marzo.
 

2. Cosa si celebra?

L'8 marzo si celebrano i progressi politici, economici e sociali delle donne e si evidenziano i passi che ancora restano da compiere per raggiungere la piena parità tra i sessi.

3. Come si celebra?

In paesi come gli USA, la Svizzera, la Spagna, la Germania, l'Australia e la Gran Bretagna si tengono manifestazioni come conferenze, tavole rotonde, dibattiti pubblici ed eventi aziendali. Nelle manifestazioni, il colore viola simboleggia la parità e la dignità. In Cile, i fazzoletti verdi simboleggiano il sostegno al diritto di libera scelta per quanto riguarda sessualità e riproduzione. In paesi come la Romania, la Russia e l'Argentina, alle donne vengono fatti regali. E in Cina si invitano i datori di lavoro a dare alle donne una mezza giornata libera.
 

4. Abbiamo ancora bisogno della Giornata internazionale della donna?

A tutt'oggi, in alcune professioni le donne guadagnano meno degli uomini: nel 2018 la differenza media era del 19%. Maya Graf, co-presidentessa di alliance F, riferisce che già al momento dell'ingresso nel mercato del lavoro, le giovani donne percepiscono un salario inferiore dell'8%. Le differenze salariali sono in parte riconducibili al livello di formazione, al numero di anni di servizio e all'eventuale occupazione di ruoli dirigenziali. Il 45% dei casi resta però inspiegato. Questi calcoli dell'Ufficio federale di statistica vengono criticati da Daniella Lützelschwab dell'Unione svizzera degli imprenditori: non tengono infatti conto di fattori quali le interruzioni dell'attività lavorativa per maternità. Sulle donne grava ancora gran parte delle incombenze domestiche, dell'accudimento e dell'educazione dei figli. Conciliare lavoro e famiglia? Resta sempre e comunque un ostacolo alla carriera.

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Intervista a Gerlinde Kaltenbrunner

Intervista alla velocista Salomé Kora

Cosa si sta facendo?

In Europa, le associazioni internazionali e continentali hanno introdotto delle quote di genere. Si registra inoltre la nascita di comitati femminili e l'attuazione, a titolo facoltativo, di precisi obiettivi a livello nazionale in alcuni paesi. 
In Svizzera le donne accedono più facilmente a misure di sostegno allo sport agonistico. Altro fattore molto importante: si è rafforzata l'idea che lo sport di vertice debba essere aperto anche alle donne.
 

Cos'altro si può fare?

Solo il 4% della ricerca nel campo delle scienze dello sport è dedicato a tematiche femminili. Il che significa che la formazione e l'apprendistato alla professione di allenatore è orientato per la maggior parte agli uomini. Per supportare le donne nell'ottimizzazione delle loro prestazioni, Swiss Olympic ha pertanto lanciato il progetto «Frau und Spitzensport/Femme et sport d'élite» ("Donne e sport di vertice").
E per arrivare a una vera parità si possono attuare misure e iniziative mirate come dibattiti, corsi di formazione e programmi volti a incoraggiare le donne a intraprendere una carriera nello sport.
 

Cosa si sta facendo?

In Europa, le associazioni internazionali e continentali hanno introdotto delle quote di genere. Si registra inoltre la nascita di comitati femminili e l'attuazione, a titolo facoltativo, di precisi obiettivi a livello nazionale in alcuni paesi. 
In Svizzera le donne accedono più facilmente a misure di sostegno allo sport agonistico. Altro fattore molto importante: si è rafforzata l'idea che lo sport di vertice debba essere aperto anche alle donne.

 

Parità nello sport

L'importante è partecipare: l'effettiva messa in pratica del moto ufficioso dei giochi olimpici non è sempre stata scontata. Mentre alle Olimpiadi estive di Tokyo 2021 le donne costituivano il 48,3% dei partecipanti (e hanno vinto i ¾ delle medaglie), nel 1896, alla prima edizione dei giochi, erano ammesse solo come spettatrici. Solo con il tempo la partecipazione è stata aperta alle donne: nel 1928 furono ammesse alle gare di atletica leggera, nel 1976 alla pallamano, nel 1984 alla maratona, nel 1996 al calcio e nel 1996 all'hockey su ghiaccio. Dal 2002 le donne possono partecipare alle gare di bob e dal 2012 al torneo olimpico di boxe. È dunque da soli 10 anni che tutte le discipline olimpiche hanno anche gare femminili. Bisogna recuperare il ritardo sia nei quadri organizzativi che nel settore dell'allenamento, dove le donne continuano a essere sottorappresentate.

Nel calcio, il primo campionato europeo UEFA di calcio femminile si è svolto nel 1984, e il primo mondiale femminile FIFA nel 1991.
 

Parità attiva

((EIGE Europäisches Institut für Gleichstellungsfragen: Gleichstellung im Sport))
Le donne restano escluse dal livello decisionale: a dispetto della loro crescente partecipazione allo sport, le donne continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni decisionali e di potere delle associazioni sportive. Lo sport continua a essere un settore appannaggio degli uomini e tradizionalmente a forte impronta maschile. Anche per quanto riguarda la categoria degli allenatori, la parte del leone la fanno gli uomini. Secondo la Commissione europea, la percentuale di allenatrici è limitata al 20-30% e a discipline come la danza, la ginnastica, il pattinaggio su ghiaccio e l'equitazione. 
Un ruolo importante lo svolgono anche i media, dove l'uso di stereotipi spesso relega le donne ai margini. 
 

Cosa si sta facendo?

In Europa, le associazioni internazionali e continentali hanno introdotto delle quote di genere. Si registra inoltre la nascita di comitati femminili e l'attuazione, a titolo facoltativo, di precisi obiettivi a livello nazionale in alcuni paesi. 
In Svizzera le donne accedono più facilmente a misure di sostegno allo sport agonistico. Altro fattore molto importante: si è rafforzata l'idea che lo sport di vertice debba essere aperto anche alle donne.
 

 

Intervista alla velocista Sarah Atcho

Cosa si sta facendo?

In Europa, le associazioni internazionali e continentali hanno introdotto delle quote di genere. Si registra inoltre la nascita di comitati femminili e l'attuazione, a titolo facoltativo, di precisi obiettivi a livello nazionale in alcuni paesi. 
In Svizzera le donne accedono più facilmente a misure di sostegno allo sport agonistico. Altro fattore molto importante: si è rafforzata l'idea che lo sport di vertice debba essere aperto anche alle donne.

 

Parità nello sport

L'importante è partecipare: l'effettiva messa in pratica del moto ufficioso dei giochi olimpici non è sempre stata scontata. Mentre alle Olimpiadi estive di Tokyo 2021 le donne costituivano il 48,3% dei partecipanti (e hanno vinto i ¾ delle medaglie), nel 1896, alla prima edizione dei giochi, erano ammesse solo come spettatrici. Solo con il tempo la partecipazione è stata aperta alle donne: nel 1928 furono ammesse alle gare di atletica leggera, nel 1976 alla pallamano, nel 1984 alla maratona, nel 1996 al calcio e nel 1996 all'hockey su ghiaccio. Dal 2002 le donne possono partecipare alle gare di bob e dal 2012 al torneo olimpico di boxe. È dunque da soli 10 anni che tutte le discipline olimpiche hanno anche gare femminili. Bisogna recuperare il ritardo sia nei quadri organizzativi che nel settore dell'allenamento, dove le donne continuano a essere sottorappresentate.

Nel calcio, il primo campionato europeo UEFA di calcio femminile si è svolto nel 1984, e il primo mondiale femminile FIFA nel 1991.
 

Parità attiva

((EIGE Europäisches Institut für Gleichstellungsfragen: Gleichstellung im Sport))
Le donne restano escluse dal livello decisionale: a dispetto della loro crescente partecipazione allo sport, le donne continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni decisionali e di potere delle associazioni sportive. Lo sport continua a essere un settore appannaggio degli uomini e tradizionalmente a forte impronta maschile. Anche per quanto riguarda la categoria degli allenatori, la parte del leone la fanno gli uomini. Secondo la Commissione europea, la percentuale di allenatrici è limitata al 20-30% e a discipline come la danza, la ginnastica, il pattinaggio su ghiaccio e l'equitazione. 
Un ruolo importante lo svolgono anche i media, dove l'uso di stereotipi spesso relega le donne ai margini. 
 

Cosa si sta facendo?

In Europa, le associazioni internazionali e continentali hanno introdotto delle quote di genere. Si registra inoltre la nascita di comitati femminili e l'attuazione, a titolo facoltativo, di precisi obiettivi a livello nazionale in alcuni paesi. 
In Svizzera le donne accedono più facilmente a misure di sostegno allo sport agonistico. Altro fattore molto importante: si è rafforzata l'idea che lo sport di vertice debba essere aperto anche alle donne.
 

 


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